forse Dio è malato

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Te e i tuoi sfondi verde vomito

1. Mi dispiace, seriamente.
Vabbè, me l’aspettavo, ma la sconfitta di Veltroni mi addolora ugualmente. È vero, non condividevo la sua strategia. È vero, un signore che a settembre, con un gap del 22%, decide di andare da solo e giocarsi cinque anni della mia vita e del mio potere d’acquisto perché… “yes we can”, più che un leader è un cavaliere dell’apocalisse. Eppure sarei stato felicissimo di ricredermi: se ce l’avesse fatta sarei stato tutto suo, corpo e anima. Avrei cancellato tutti i pezzi livorosi nei suoi confronti (senza contare tutti quelli che mi sono proibito di scrivere) e li avrei sostituiti con citazioni ossequiose da “Forse Dio è malato” e “La scoperta dell’alba”. Quando ci promise gli anni ’60 ero anche pronto a farmi la frangetta e la Vespa 50. Ma ha perso, e ha perso male. Coi tuoi sfondi verde vomito, ma nasconditi.
“Siamo a meno sei”, dicevi un mese fa. Oggi è a meno nove. Dovevi conquistare gli indecisi? Li hai persi. Col tuo nobile gesto hai ucciso la sinistra arcobaleno, che avrà pur avuto tanti difetti, ma non meritava una fine del genere. O la meritava? E io la meritavo? Io, non Bertinotti, io, dovrò vivere altri cinque anni pagando con le mie tasse gli sgravi fiscali dei padroncini incapaci. Io finanzierò il Ponte sullo Stretto, e vedrete che se c’è un modo di farmi salvare Alitalia, magari espiantandomi il midollo, me lo espianteranno (naturalmente Ahmad sarà mio compagno di cordata). Tremonti metterà i dazi, l’Unione Europea ci multerà, e sapete chi pagherà la multa? Io.
Il minimo che possa chiedere, in questo momento, è la testa di Veltroni. Dite che non è colpa sua? Luca Sofri dà ancora la colpa a Prodi. E perché non a Occhetto? Guardiamo in faccia alla realtà. Il partito di Veltroni doveva “affascinare” gli italiani: non è successo. Dietro al gran nome, dietro alla simpatia paracula delle claques romane, dietro ai paraventi di Repubblica sempre più serrati intorno a una realtà parallela, c’era l’evidenza di un leader un po’ bollito, rassicurante ma privo di appeal, che ai giardini l’anno scorso mi fece una così triste impressione – ed era in territorio amico. Durante la campagna elettorale ho atteso vanamente il colpo da Grande Comunicatore, il coniglio nel cappello – niente. Credo che l’Africa non debba attendere ulteriormente. Il suo posto può prenderselo chiunque, meglio se gradito a nord: col senno del poi, Bersani fece proprio male a ritirare la sua candidatura alle primarie.

2. Quello che è successo a sinistra ha le dimensioni di un suicidio rituale di massa. La stessa scelta di nonno Fausto come leader gridava: “Non votate per noi, siamo vecchi stanchi e forse nocivi”. È la storia più triste che io conosca: un gruppo di politici (non tutti bravi, anzi in gran parte scarsi, ma non è quello il problema) decide di sacrificare le proprie forti idealità per assicurare un governo stabile all’Italia. Non solo non riescono ad assicurarlo, ma perdono sia il loro elettorato che l’alleanza in nome della quale si erano sacrificati. E adesso? Il passo più logico è all'indietro: le europee dell’anno prossimo sono proporzionali senza sbarramento, verdi e comunisti andranno tutti alla spicciolata alla ricerca di un euro-seggio che li tenga fuori dai guai e dalle monnezze d’Italia. Non li biasimo. Piuttosto mi chiedo cosa farò, in un’Italia senza sinistra parlamentare. Se aggiungo il quadro la crescita dei movimenti parafascisti nelle scuole, me la vedo proprio male.
Poi penso che poteva andarmi peggio, in fondo sono etero. Amici gay, l’estate scorsa litigavate con me perché i DiCo proposti dalla Bindi non erano veri matrimoni, vi ricordate? Sembra già trascorsa una vita.

3. Se i gay piangono, i Vescovi non hanno molto da ridere. A loro modo, volevano dare una dimostrazione a Berlusconi: guarda che senza di noi non vai lontano. Sbagliato. Il governo Bossi-Berlusconi sarà uno dei governi più laici della storia della Repubblica, senza Binetti e con un sacco di allegri puttanieri. Memorandum per Casini: la prossima volta che il signore che già ti regalò cinque anni di presidenza della Camera ti telefona per invitarti nel suo nuovo partito, tu digli di sì, anche se sei spossato da un viaggio in eurostar e tutti gli amichetti ti strattonano per andare a giocare nel loro nuovo partitino bianco. E lascia perdere anche i tuoi amici vescovi. Quelli brontolano un po', ma alla fine ti assolvono sempre, dovresti saperlo.

4. Come volevasi dimostrare, il partito di Giuliano Ferrara non esiste. Purtroppo dovrò pagarlo ugualmente (nelle nazioni civili, ad es. in Francia, chi non supera una soglia percentuale non accede ai rimborsi elettorali: in Italia invece bastano due firmette di senatori e ti candidi a spese mie; chissà quanti poi gonfiano le spese e ci lucrano su). E tuttavia voglio sperare che il suo flop sia abbastanza rumoroso da chiudere per un pezzo qualsiasi speculazione su legge 194 e derivati. È l’unica vera buona notizia di stasera, direi. Però attenzione, perché da dopodomani lui ripartirà a scrivere sul suo giornaletto quanto è stato bravo, e sarà in tv tutte le sere a dire che ha perso però è stato tanto bravo, e insisterà finché gli daremo retta, e ci rimetteremo anche noi a parlare di questa archiviatissima legge 194. Perché? Perché siamo dei polli (infatti continuiamo a dar retta agli exit poll).

5. Anche Boselli non esiste – ma questo si sapeva già. Persino i numeri non sono una novità. La notizia è che, dopo 15 anni, se ne sia reso conto anche lui. Chissà come ci si sente. Come Bruce Willis in quel film quando si rende conto di essere morto, un’ora e mezza dopo che lo hanno capito gli spettatori.

6. Il successo della Lega merita un pezzo a parte – stasera mi fermo a questo: tutti avevano in mente una campagna iper-moderna, all’americana, Obama-style: e invece ha vinto il partito più vecchio dell’arco costituzionale: direttamente dai ruspanti anni ‘80, coi suoi leader cresciuti alla Scuola Radio Elettra (altro che Frattocchie) assolutamente non fotogenici, così impacciati e involuti che un ictus al cervello non li peggiora. Pensavamo che l’Italia fosse “Yes we can” e invece ha vinto “tiriamo fuori i fucili, grunt”. Però questa è l’Italia in cui vivo io. Non la amo, questo no, ma la riconosco. Quell’altra invece non riuscivo proprio a metterla a fuoco. E mi dispiace, credetemi.
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Exit Palla

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Oggi sarà la giornata degli exit poll. Alle tre del pomeriggio chiuderanno i seggi e partiranno le dirette televisive.
Queste dirette televisive, per alcune ore, non avranno nessun dato significativo, e quindi, come è prassi, vi cucineranno il solito brodo di chiacchiere ed exit poll che voi non avete mai chiesto, e che invece (almeno in Rai) vi faranno pagare. Bene, in questo momento vale la pena di ricordare che gli exit poll italiani hanno una particolarità storica che li rende straordinari, un caso unico nella scienza statistica. Non ci prendono mai.
E per mai intendo proprio mai, eh? Ogni elezione una cantonata. Al punto che, quasi quasi, quest'anno sarei portato a fidarmi. Così, per una semplice interpretazione volgare della legge dei grandi numeri: possibile che col variare degli anni e degli istituti statistici, gli exit poll si siano sempre sbagliati? Ma ripetendo le elezioni da qui all'eternità, prima o poi si troverà un exit poll azzeccato: perché non quest'anno? Dopotutto è bisestile.

L'alternativa economica sarebbe farseli in casa, questi exit poll, tirando la monetina: consapevoli che un normalissimo pezzo da 1€, se lanciato nell'aria, ha una possibilità di azzeccare una previsione pari al 50%, quindi assai superiore agli errori commessi dagli istituti che si sono fatti pagare per gli exit poll del 2006.

Chiudo copiando quello che scrissi in calce a un pezzo di Mantellini, due anni fa (non si butta via niente): l'exit poll, oltre a essere pericoloso per chi lo fa e per chi lo consuma, è assolutamente inutile. Ventiquattr'ore dopo non se ne ricorda più nessuno - a meno che non sia totalmente sbagliato. L'exit poll è il SUV della statistica: consuma un sacco di energia e credibilità e dà solo problemi di parcheggio.
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ma Chi Te L'Ha Fatto Far

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Caro Egregio Silvio Berlusconi,

ho esitato a lungo prima di scriverti questa lettera. Vedi, il fatto è che in queste settimane di campagna elettorale c'era una cosa che avrei voluto chiederti. Era una domanda semplice, non maliziosa, anzi piuttosto banale; così mi aspettavo che qualcuno prima o poi te la ponesse. Ho aspettato invano, e così ora te la faccio io.
Egregio Silvio Berlusconi, probabilmente tra tre giorni avrai vinto le elezioni. A quel punto dovrai ben farti la domanda che ora ti rivolgo, e cioè: Chi Te L'Ha Fatto Fare?

Egregio Silvio, è la quinta volta che ti candidi alla Presidenza del Consiglio: credo che sia un record, almeno per le democrazie europee. E deve essere una fatica mortale, che ha stroncato ben altri cavalli di razza. Io confesso di aver pensato, per molti anni, che tu partecipassi all'agone politico principalmente per motivi extrapolitici, vale a dire per salvare le tue aziende e anche un po' la fedina penale tua e dei tuoi amici. Tutti risultati pienamente raggiunti, dopo una dozzina d'anni di lotta (forse valeva la pena dartela vinta subito e non pensarci più). A questo punto però avresti potuto tirare i remi in barca. In un certo senso avresti dovuto, dal momento che non sei un giovanotto e che tutto sommato la politica ti ha dato tutto quello che ti poteva dare. E invece no, tu insisti. Perché?

Davvero non c'era nessuno in grado di prendere il testimone? Ecco, questo è grave. Tu dici che lo fai per salvare l'Italia, ma l'Italia è fottuta, se l'unica speranza è appesa alle sorti elettorali di un settantenne. E per favore, non cominciare con la manfrina della tua immortalità. È vero, quando sei in campagna elettorale tiri fuori i muscoli, e li abbiamo visti. Ma sulla distanza le righe rispuntano fuori. E lo sappiamo tutti che le elezioni ti eccitano tanto quanto ti deprime poi governare. Non sbaglio di molto se prevedo che dopo aver nominato il nuovo governo, a fine maggio ti eclisserai: ti si rivedrà abbronzato sulle riviste a fine agosto, e poi ancora silenzio fino alla Finanziaria. Era più o meno il modo in cui governavi tre anni fa, e non credo che lo cambierai. Certo, un gaffeur come te meno parla meglio è (a proposito, come si fa a offendere Totti a tre giorni dalle elezioni?) Il problema è che oltre a parlare poco, farai poco. I tuoi governi non hanno mai brillato per decisionismo. Poche riforme, e spesso disastrose. Per di più, la congiuntura economica è molto difficile, e anche questo lo sai. Fino a ottobre riuscirai a dare la colpa al governo precedente, e poi? E poi, se non l'hai capito, sarai nei guai. Guai grossi. Gli italiani non potranno per sempre dare la colpa a Prodi all'Euro. Presto o tardi (più presto che tardi) cominceranno a darla a te. A ragione o torto, non importa.

C'è una marea montante di malcontento popolare nel Paese, che la campagna elettorale non è riuscita a cavalcare (anche perché ne sarebbe rimasta travolta). L'hanno chiamata “antipolitica”: è un nome come un altro. Questo movimento neanche più sotterraneo appare sedotto, più che da Beppe Grillo, da un'idea: le colpe della crisi italiana vanno attribuite in toto alla sua classe politica. È una bella idea, se ci pensi, perché fornisce alla gente quello di cui in cui nei momenti di panico ha più bisogno: un Nemico. E tuttavia questo Nemico è ancora un po' troppo astratto. Chi dovrebbe rappresentare la classe dei politici, chi dovrebbe impersonare il Nemico Numero Uno? Romano Prodi? Non funziona. Napolitano? Si fa fatica persino a considerarlo un politico. E allora chi? Chi è il capro espiatorio che serve alla nazione? Ecco, se ci pensi bene, queste elezioni servivano proprio a designarlo. E le vincerai tu. Se invece le vincesse Veltroni, non farebbe lo stesso effetto: Veltroni è rassicurante, ma ha un decimo del tuo fascino. Odiarlo è difficile quanto amarlo veramente. Tu invece ci hai sempre regalato emozioni forti: hai voluto che ti amassimo o che ti odiassimo. E nel momento più nero della crisi, insisti per risalire sulla poltrona del potere. Ma sul serio, Chi Te L'Ha Fatto Fare?

Può essere incosciente vitalismo il tuo – perché il salmone risale la corrente? Perché la gallina attraversa la strada? Perché Berlusconi continua a gareggiare per Palazzo Chigi? – fatto sta che con la tua cocciutaggine dai proprio l'impressione di prepararti a un finale in grande stile. Spero per te un po' più eroico di Hammamet e un po' meno cruento di Piazzale Loreto: eppure questi esempi non li ho scelti a caso. Non fraintenderti, non è per darti del fascista, quanto per ricordarti una delle peggiori qualità degli italiani: quando il Grand'Uomo cade, fanno la fila a sputacchiare il cadavere. E poi faranno finta di non averti mai conosciuto. E questo ti farà male, lo so, più degli sputi. E quindi: Chi Te L'Ha Fatto Fare?
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Carta vince Sasso

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Manuali di retorica

Lo avrete sentito anche voi: Dell'Utri vuole cambiare i libri di storia per le scuole. Forse non riuscirà a dedicare un paragrafo all'eroismo di Vittorio Mangano, ma sicuramente vuole togliere un bel po' di "retorica della resistenza".

Ora, mi rendo conto che discutere delle uscite di un politico, a poche ore dalle elezioni, non ha molto senso: Dell'Utri probabilmente è caduto in un tranello (teso dall'insospettabile Klaus Davi), voleva dare un segnale a destra ma lo avranno sentito meglio a sinistra, dove a certe cose ci tengono. E poi chissà se ha mai veramente aperto un manuale di storia tra le centinaia pubblicate negli ultimi dieci in anni.

Vorrei soltanto chiedere, a tutti quelli che sono interessati al problema e magari condividono il punto di vista di Dell'Utri: perché per una volta non arrivate coi libri aperti, e i paragrafi retorici sottolineati? Allora sì che diventerebbe una discussione seria. Un po' come quelle che si fanno su wikipedia, dove alla fine carta canta: proprio così, nelle discussioni sul web la carta vince. Curioso, se ci pensate.

Io lavoro nella scuola da qualche anno, ormai, e devo aver cambiato almeno sei manuali (nessuno scelto da me). Ho accompagnato cinque classi all'esame di licenza media, e ogni volta mi sono assicurato che portassero il programma almeno fino al 1948. Tutta questa retorica nei libri non l'ho vista - ma forse sono di parte. Parliamone. Fatemi degli esempi, spiegatemi cosa ci trovate di retorico, datemi esempi di quello che per voi è la retorica. Se per esempio un eccesso di pruderie ha finora trattenuto gli autori dal trattare del massacro degli omosessuali a opera dei nazisti, io sono d'accordo a emendare il libro di testo. Però cerchiamo di non strumentalizzare la cosa: fino a qualche anno fa l'omosessualità era un tabù a sinistra come a destra, e in molte classi lo è ancora.

Sarebbe bello riuscire ad affrontare il problema senza ricorrere a circolari - per inciso, la circolare del prefetto che mi impone di ricordare in classe, in qualsiasi classe, il dramma delle foibe, io la considero un attacco alla mia professione. Non spetta al prefetto dettarmi il programma, e le foibe vanno studiate al momento giusto. A scuola si studia la storia come una progressione di cause ed effetti, non si fa l'Almanacco del giorno. Ma questo è già un altro problema.
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Un voto non dannoso

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Ok, dichiarazione di voto.

Salvo ripensamenti dell'ultima ora dovuti ad accadimenti improbabili (ad es. Berlusconi che promette di triplicare lo stipendio degli insegnanti o Veltroni che mostra le chiappe in pubblico, ecc.) la redazione di Leonardo voterà PD alla Camera e Sinistra L'Arcobaleno al Senato, e invita i lettori elettori dell'Emilia Romagna a fare altrettanto.

Un voto del genere ha poco a che vedere con la qualità degli argomenti espressi da questi due partiti in campagna elettorale; in particolare la mia antipatia per il candidato presidente dell'Arcobaleno rimane piuttosto forte. Direi che la decisione finale è stata presa consultando questo pezzo di NoiseFromAmerika sul voto utile, e ponendomi la domanda: quale tipo di voto può portare più danni al Popolo della Libertà? Ebbene sì: a 14 anni dal 1994 io continuo a considerare la sconfitta di Berlusconi come un valore in sé (esattamente come diceva due anni fa quel candidato antipatico di cui sopra).

Forse B. non sarà l'unico responsabile dell'imbarbarimento della classe politica, imprenditoriale, e ahimè, lavoratrice, ma sicuramente ne è la migliore incarnazione. Farlo fuori una volta per tutte, elettoralmente, non è certo la soluzione finale, ma sarebbe un buon inizio. Purtroppo non ci credo più come due anni fa: l'uomo ha dimostrato di essere molto più vitale dei suoi avversari. Certo, è più facile mostrare vitalità quando si fa appello agli istinti più bassi del proprio corpo elettorale: l'avidità, il successo individuale, ecc. Ho sempre fatto fatica a non confondere la lotta degli italiani contro Berlusconi in una lotta tra il Bene e il Male, in un mondo dove il primo fa buchi da tutte le parti e non ci sono trucchi, anellini o spade laser che tengano. Mi dispiace per chi si aspettava un'analisi più sofisticata, io davvero arrivo solo fin qui.

Come forze del Bene forse mi trovavo più a mio agio nell'armata Brancaleone di Prodi che nel Pd di Veltroni, per una questione di gusti che è inutile disputare. Io non sono tra quelli che credono in un accordo pre-elettorale tra Berlusconi e V: forse entrambi lo hanno previsto come Piano B, ma a nessuno dei due conviene veramente. Quel che temo sia successo è che Veltroni, consapevole di non avere chances, abbia chiesto e ottenuto di perdere bene, in modo da far fuori gli altri partiti di sinistra. Questi ultimi non sono certo immuni da colpe, ma nei due anni del governo Prodi si sono dimostrati un partner di governo più affidabile del previsto. Non meritavano di essere emarginati in questo modo. Ma è una polemica vecchia: Veltroni ha tratto il dado. Vediamo come andrà.

Se andasse bene, se cioè Veltroni riuscisse a vincere o anche solo a pareggiare, è possibile che io cancelli alcuni pezzi degli ultimi mesi e mi vanti persino di aver capito prima degli altri che era in grado di farcela, grandissimo Valter, come Paolo Rossi nell'82, o Dossena nell'83, o gli Abbagnale nell'84, eccetera eccetera. Non vogliatemene, tengo famiglia, e poi chi siete voi per giudicare, ah?
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dichiarare la propria posizione

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In attesa di avere qualche idea originale, ecco la mia posizione secondo il questionario di geopolis (via Mau).



Valeva la pena di mostrarvelo per vari motivi: era quasi un dovere nei confronti di chi viene qui spesso, e ha il diritto di conoscere la posizione (scomoda) della persona che ci scrive. Insomma, alla fine probabilmente voterò Veltroni, ma con un mal di pancia insolito.
Inoltre così lo farete anche voi, e per un attimo la campagna elettorale smetterà di consistere in un'infinita serie di speculazioni su sondaggi farlocchi e proposte insensate e comunque poco rilevanti ("può vivere l'Italia senza Malpensa?" Così, a occhio direi di sì).
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Ogni debito è stato una promessa, un giorno

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berlusconi_non_promette

(Una buona Resurrezione a tutti, quest'anno ce n'è un diffuso bisogno).
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Una proposta concreta: sbattersi.

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Il prodotto (interno) più vecchio del mondo.

Lo avete sentito tutti: Berlusconi ha proposto a una ragazza di risolvere il precariato sposando un milionario. Ora naturalmente è facile denunciare la sua mancanza di sensibilità, il suo umorismo insipido, il fatto che è un cafone proprio, ecc ecc ecc ecc. In realtà basta fare due conti. Preso atto che in Italia, oggi, si diventa imprenditori ereditando l’impresa di papà, Berlusconi ha semplicemente fatto presente che nei prossimi anni, man mano la vecchia leva se ne tornerà al creatore (hanno tutti più o meno la sua età, ma Lui solo è immortale), l’Italia si popolerà di scapoli d’oro.

Quanti? Non ne ho la minima idea, dico diecimila giusto per buttare giù una cifra: dopotutto siamo un Paese di mini e micro-imprenditoria, diecimila fabbrichette mi sembrano un dato verosimile. S’intende che potrebbero essere il doppio o la metà. Fanno già diecimila posti di lavoro angeli del focolare belli e sistemati. Pensateci bene. Son tempi di vacche magre, i milioni di posti di lavoro non ce li offre più nessuno.

Direte che non bastano: sono d’accordo, però riflettete. Nessuno ha detto che l’Imprenditore debba sposarsene una sola. Lo stesso Berlusconi ha dato il buon esempio, sposandosene due. Se ogni mini- o micro-imprenditore si impegnasse a garantire lo stesso servizio, diciamo nei prossimi cinque anni, entro il 2013 avremmo già sistemato almeno 20.000 giovani donne, e cacciale via. È chiaro che ci sarà il povero fesso monogamo a vita e quello che se ne porta all’altare anche tre o quattro, ma statisticamente due matrimoni a testa mi sembrano uno sforzo sostenibile.
Le materialiste scandalizzate che preferirebbero fosse offerto loro un posto di lavoro dovrebbero rifletterci bene. Sotto l’aspetto degli ammortizzatori sociali sposarsi l’Imprenditore è assai meglio che lavorare per lui, perché in questo caso la liquidazione (gli alimenti) dura per tutta la vita. A meno che qualche divorziata d’oro non si sogni di re-immettersi nel circolo produttivo, puntando a risposarsi con un secondo industriale e rubando così risorse alle sue connazionali; ma penso che si possano varare leggi ad hoc per evitare il problema (divieto di risposarsi per le femmine, obbligo di sposare soltanto donne under 30, o magari vergini, ecc), e magari qualcuno nel PdL ci sta già pensando.

Mi direte, ancora una volta, che non basta: cosa sono in fondo 20.000 matrimoni davanti alla recessione economica? Ecco, da qui in poi bisogna leggere tra le righe, però andiamo, è evidente che un imprenditore, per quanto mini- o micro-, almeno un paio di amanti in 10 anni se le fa. Anche qui credo che Berlusconi abbia fatto il possibile (e l’impossibile) per offrire un esempio ai suoi seguaci. È chiaro che essere l’amante di un imprenditore non offre le stesse garanzie di sposarselo; in compenso è un po’ più divertente; e se la ragazza è spigliata e intraprendente, il concubinato può essere un trampolino verso una carriera di successo.

Pensate alla tv, per esempio: ti sbatti un imprenditore (o un politico, ancora meglio) per un paio d’anni, arrivi sul piccolo schermo, e se riesci a farti riconoscere dal grande pubblico, chi ti smuove più di lì? Certo, occorre darsi da fare. Nessuno vi ha mai detto che sarebbe stato facile, signorine. Bisogna impegnarsi, far palestra, rassodare i fianchi, magari qualche intervento mirato, ma è sempre meglio di iscriversi a ingegneria, studiare 4 o 5 anni e poi ritrovarsi disoccupata con la laurea in tasca, perché diciamolo: chi si fida di un ingegnere femmina?

Riassumendo: con una stima di 10.000 giovani imprenditori, abbiamo calcolato nei prossimi anni due matrimoni e due concubinati a testa. Naturalmente bisogna ipotizzare che tutti questi giovani di successo, invece di perdere tempo ad aggiornarsi, a viaggiare all’estero e a varare investimenti realmente produttivi, non facciano che scopazzare in giro. Ora io francamente non so quali siano i costumi degli imprenditori italiani (non ne conosco parecchi), ma se c’è qualcuno che li conosce bene è proprio Berlusconi, per cui tenderei a fidarmi. Insomma, siamo arrivati a 40.000 ragazze con vitto, alloggio e mensile assicurato. Concorderete che la cifra comincia a diventare interessante. Ma non è finita qui, oh no.

È chiaro che Berlusconi queste cose non può dirle, ma davvero pensate che un imprenditore italiano sessualmente attivo si contenti di quattro donne in dieci anni? Con tutto l’affare di escort e entraîneuses che c’è in giro? Fatemi un favore, andate a vedere sui forum quanto chiedono per una mezz’ora: io ho deciso che non ci vado più, perché m’incazzo. Senza moralismi, so benissimo che non siamo la prima civiltà in cui mezz’ora di sesso costa venti volte la cifra che pagate per mezz’ora di grammatica ai vostri figli, però la cosa mi fa incazzare lo stesso – se pensate a quanti anni ci vogliono per imparare seriamente la grammatica, e quant’è facile invece imparare a far sesso. Per cui, ragazze mie, invece di prendervela con Berlusconi (che ha il solo torto di dirvi la verità) riflettete, ragionate, fate due calcoli: chi non riuscirà a impalmare un titolare di fabbrichetta nei prossimi anni, può sempre portarselo a letto a tempo indeterminato (non è richiesta nessuna formazione, nessun titolo di studio, niente); e chi non riesce nemmeno a strappare un contratto di concubinato, può comunque riconvertirsi al meretricio, e probabilmente saranno quelle che alla fine della fiera guadagnano di più – attenzione, senza fatturare né pagare i contributi, ci siamo capiti? E vi lamentate pure?

Ma sul serio, chi ve lo fa fare di studiare legge o architettura? Se proprio dovete sbattervi, non fatelo per un praticantato o un apprendistato: sbattetevi e basta! Mettete fuori una tariffa, vedrete che più alta è e più fuori faran la fila, perché gli imprenditori son fatti così: amano le cose esclusive.

A che punto siamo? Mogli, amanti, escort… io direi che mezzo milione di posti li abbiamo creati, e senza toglierli a nessuno. Cioè, certo, sarà necessario attivare una politica di sicurezza – vale a dire risbattere in mare quel milione di nigeriane, albanesi, rumene, ucraine, brasiliani/e che per strada offrono un servizio di qualità anche superiore, ma a un prezzo imbattibile – contribuendo fra l’altro ad abbassare il prezzo dell’offerta interna. E vedrete che molti Vescovi saranno coi noi in questa battaglia di civiltà. È quello che dice anche Tremonti, no? Difendiamo il prodotto italiano. E il prodotto siete voi, signorinelle. Il più vecchio del mondo. E non ne andate fiere?
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sconvorto

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We are the Village Green Preservation Society

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Essendo al verde

Che è un bellissimo colore. Verde speranza, verde primavera. Per la verità era verde anche il fondo delle candele medievali, dimodoché quando finivano si diceva "siamo al verde", e se la cercate bene la metafora c'è.

Il giorno di San Patrizio gli irlandesi tingono di verde le birre e i fiumi d'America (quelli d'Irlanda non credo): da loro hanno preso il verde i leghisti, per via di un comune antenato celtico che in realtà nessuno ha mai conosciuto. Tanto, se tutto va come deve andare, le figlie e i figli dei leghisti in due generazioni si mescoleranno con gli immigrati musulmani, e alla fine voteranno verde uguale, perché il verde è anche il colore delle oasi del deserto, del turbante di Maometto, e in generale dell'Islam. E infine, buon ultimo ma non meno importante, c'è il verde Veltroni, il verde PD.

Ripeto, il verde è un bellissimo colore. Ma quel verde lì ha qualcosa che non va.
Si riflette sulle fronti degli attivisti e li tinge d'itterizia; anche quando si sforzano con tutta la buona volontà di esibire entusiasmo e fede, sembrano venuti da Marte e in procinto di tornarvi. Di tutti le sfumature del pantone, mi sembra che abbiano scelto la più acida. Certo, io poi di comunicazione cromatica non so niente. Anzi, a questo punto mi piacerebbe pure ricevere il commento stizzito di uno scienziato di comunicazione cromatica che mi spiega per filo e per segno quanto poco ne capisco, e che quel verde è ottimo, è il risultato di un indagine di mercato incrociata con un prolungato brainstorming e un acid test in stile anni Sessanta, quelli dove stiamo per andare a vivere se vince Veltroni.

Io continuo a chiedermi perché, con tutti i partiti e i partitini che ci stanno in Italia, nessuno ha mai pensato di usare il giallo (a parte Panto, che è caduto da un elicottero dopo aver fatto perdere Berlusconi). A me sembra perfetto, il giallo. Per prima cosa, su un simbolo giallo si vede subito la croce a matita, e se avete mai spogliato un seggio sapete quanto sia importante. E poi è un colore caldo ma chiaro, ed è un ottimo fondale, su cui spunta tutto come per miracolo. Il fondo oro delle miniature medievali. Ci metti la testa di un pirla qualsiasi e voilà, l'hai fatto Santo. Ecco, ancora medioevo. Io ero nato per fare il comunicatore nel Medioevo. O beh. Magari ci torniamo, nel Medioevo. Dopo gli anni Sessanta. O anche prima. Io nei Sessanta in effetti mi annoierei, le canzoni già le conosco.
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e chi non c'è, non c'è

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Aborto terapeutico

Mi dispiace per aver creato delle attese, ma dopo l'esito della manifestazione "Aborto no grazie" di sabato 8 marzo, durante la quale Ferretti ha intonato il Te Deum per un pubblico inferiore a quello dei suoi primi concerti punchettoni a Scandiano o Codemondo, ho deciso di sospendere unilateralmente la mia campagna di presa per il culo di Giuliano Ferrara, un uomo solo di fronte al ridicolo.

La mia non è pietà, che riservo ai puri di cuore, o comunque non ai raccomandati storici, ma puro calcolo: a sfottere Ferrara siamo già in troppi (e quasi tutti più bravi di me: Disegni, Guzzanti, Cortellesi, vado a nascondermi). È un accanimento degno di miglior causa. La verità, illustrata dal clamoroso flop di sabato, è che se non fosse per noi che lo prendiamo in giro, di questo signore non parlerebbe nessuno, perché le cose che dice non sono interessanti.

[Per inciso, mi piacerebbe proporre una legge non molto democratica che imponesse l'abbandono della politica a tutti quelli che indicono una manifestazione nazionale e non riescono a raccogliere in un sabato nemmeno mille persone – pensate, in un colpo solo ci libereremmo di Ferrara e Capezzone (e anche Mastella e Boselli, che però sono più furbi e in piazza da soli non si fanno trovare mai)].

La mia sensazione è che la campagna di Ferrara, come il portale di Capezzone, o le campagne elettorali di Adinolfi, o le teorie quantistiche di Gabriella Carlucci, o i gatti bonsai, facciano parte di quell'insieme di cose che esiste soltanto su internet, e magari un po' su La7, ma che se ne parli nel mondo vero la gente ti guarda strano, chi è Adinolfi? La Carlucci non fa la soubrette? E Ferrara è da un pezzo che non si sente più, che combina?

Certo, gli fanno scrivere un giornale: ma non lo legge nessuno (se non per sfotterlo, appunto). Certo, è continuamente in tv per via di una complicata politica di scambio di favori; ma la gente cambia canale. Anche i vescovi, probabilmente.
Rispondendo alle sue provocazioni si finisce per accettare il postulato che il dibattito sulla vita sia prioritario in questa campagna elettorale. Personalmente non ritengo che lo sia, né vorrei che lo diventasse. Non solo, ma tutte queste chiacchiere sventate sulla sepoltura per gli aborti hanno il risultato perverso e non casuale di far apparire Silvio Berlusconi un campione di laicità semplicemente perché queste cose non gli interessano (come non interessano buona parte della società civile o incivile che sia, che di aborto comincia a preoccuparsi soltanto il giorno che la figlia si mette a piangere per il ritardo). È un gioco di sponda, involontario o no: io mi smarco. In questi giorni ho parecchio da fare e forse neanche un minuto al giorno per le farneticazioni di un signore che pur variando i dosaggi dei farmaci non ha ancora nemmeno visto Dio. Evidentemente non è portato: però è un problema suo.
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Sono come noi - ma si sentono meglio

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Quelli che Malpensano

Avete sentito dire anche voi che Alitalia perde un milione di euro al giorno? Bene, ora un piccolo quiz: indovinate chi paga.
E per favore, non rispondete “gli italiani”: troppo facile. Ma li sapreste isolare a colpo sicuro la razza di italiani che pagherà i debiti Alitalia? Per esempio, in una fila alle Poste, sapreste riconoscere quelli che pagheranno i debiti Alitalia da quelli che invece no?
Un piccolo test. Vi presento due persone e dovete dirmi chi dei due è della razza di quelli che pagano. Vedrete che non sarà così difficile.

Arnolfo Brembani, classe '63, nato e cresciuto a Varese, è il titolare di una piccola industria. Non vola parecchio, perché l'unico Paese estero che frequenta è il Canton Ticino, dove ogni tanto porta qualche dane' che nelle banche italiane ammuffirebbe, e ce li porta in Maserati (un regalo di Tremonti Bis).

Waseem Ahmad, classe '74, nato a Lahore (Punjab) è cresciuto anche lui a Varese, dove fa il benzinaio. Regolare. Anche lui non vola parecchio: una volta ogni due anni va a trovare i nonni in Pakistan. Se può, evita Alitalia, perché è un po' cara.

Già così è abbastanza facile, ma vi do un aiutino:

Waseem Ahmad, benzinaio, paga le tasse. Tutte. In quanto benzinaio regolare, non potrebbe fare altrimenti.
Arnolfo Brembani, imprenditore, quando può evitare di pagarle lo fa. Ultimamente questa storia del Liechtenstin, come si chiama, Liechtenstein, gli sta un po' turbando la digestione, ma lui stringe i denti (e non solo) e non vede l'ora che torni Tremonti Tris col Grande Condono.

Non si è capito? Ok, un altro aiutino.

Arnolfo Brembani, imprenditore varesotto, vota Lega Nord.
Waseem Ahmad, benzinaio regolare di nazionalità pakistana, in Italia da 9 anni, non vota. Non ne ha il diritto.

Direi che adesso è chiaro: quando Alitalia sarà salvata, a chi è che chiederanno una mano per pagare il conto? A chi è che alleggeriranno il portafoglio? Daaai, che è facile.

Un ultimo dettaglio, che forse non c'entra nulla:
Il giorno dopo aver votato per salvare Alitalia, Brembani si fermerà a fare il pieno alla stazione dove lavora Ahmad.
Quest'ultimo, un po' emozionato dall'idea di dover servire un pilota Maserati, si sbaglierà a dare il resto.
Quando Brembani, mica nato ieri, glielo farà notare, Ahmad si correggerà immediatamente, ripetendo più volte l'espressione “mi-dispiace-signore”. Brembani replicherà con un sobrio Tornatene a ca' tua, negher di merda, e poi via, verso Lugano Bella.
Che forza, il Nord. Come si fa a nascere altrove?
Bisogna essere dei gran pirla.
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coi piedi di Boninho la Uefa è assicurata

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Scalfarotto e la banda dei Brocchi
(L'immagine a fianco è un falso. Questa, invece, è vera (via Wittgenstein). Vedi anche Akille).

Interrompo temporaneamente la mia battaglia per la Vita per esprimere, seriamente, un parere su Scalfarotto. Mi è simpatico.

Ora, è chiaro che di un parere del genere voi non sappiate cosa farvene, e che preferireste trovare qui un'analisi dettagliata delle idee di Scalfarotto e dei metodi finora da lui messi in atto per realizzarle. Ecco, purtroppo un'analisi del genere non sono in grado di farla, per mancanza di tempo, di voglia, forse anche di cervello: ci sarà pure un motivo per cui al tempo della grande fuga dei medesimi il mio è rimasto qui.

Alla fine sono un italiano come tanti, videodipendente quanto basta per avere digerito la faccia di Scalfarotto identificandola come volto nuovo di centrosinistra. Mi è capitato qualche volta di leggere le sue cose su internet, e le ho trovate abbastanza condivisibili, pur non condividendo un certo ottimismo della volontà (ma è un problema mio) e facendo la tara a un certo fighettismo da italiano all'estero che per esempio fa finta di non capire a cosa servono gli stadi (dai che lo sai benissimo – a riempire la vita di chi non ha di meglio).

Quello che però è determinante non è tanto la simpatia che mi può ispirare Scalfarotto, quanto il buio più o meno assoluto che c'è dietro. Vale a dire: Scalfarotto magari lo conosco poco, ma quelli che il PD candiderà sopra di lui, anche meno. Lui sarà pure un po' fighetto – ammesso che sia un male: ma quelli che verranno eletti al suo posto potrebbero benissimo esserlo di più. Non li conosco. Invece Scalfarotto un po' sì, lo conosco. E lo conosco solamente perché si è dato da fare, senza essere cooptato, inventandosi strapuntini mediatici un po' discutibili, ma efficaci. Insomma, è stato bravo. Questo mi basterebbe a preferirlo a quella massa grigia e informe che lo sopravanzerà in lista: lui la sua 15esima posizione se l'è veramente sudata. È uno dei pochi esempi di valore aggiunto del PD: un attivista che non viene né dai DS né della Margherita. Non solo, ma il valore aggiunto in questione è quello dei diritti civili.

Per quanto lo conosca poco, io, elettore incerto tra Pd e Sinistra, identifico immediatamente Scalfarotto come un candidato PD che ha a cuore questo tema. Credo di conoscere la sua posizione sulle unioni civili, o sulla fecondazione in vitro. Per farla breve: mi sembra proprio che Scalfarotto sia un gran bell'esempio di laico nel PD. Ed è un laico, attenzione, 'nato' nel PD, un laico che il PD non ha dovuto comprare al mercato dei volti noti della politica. Gente così, invece di venire inserita alla 15esima posizione, dovrebbe essere messa subito sotto i riflettori: cosa c'è di meglio della bella faccia di Scalfarotto per dimostrare che il PD ha i suoi laici Doc?

E invece, cos'ha fatto il PD? Dovendosi coprire sul fronte laico ha preferito comprarsi i Radicali – degli esterni, anche un po' esosi, che hanno subito preteso poltrone sicure e più soldi degli altri, e che probabilmente appena arrivati a palazzo cominceranno a guardarsi in giro in cerca di un migliore offerente. L'impressione è che i boss PD si siano comportati un po' come certi vecchi presidenti di Serie A degli Ottanta-Novanta, che compravano centravanti in Brasile, anche brocchi, sapendo bene che in settembre, quando si vendono gli abbonamenti, è importante sfoggiare sulle colonne della Gazzetta un bel cognome brazileiro – a prescindere se sappia veramente toccare un pallone. Ecco, se vogliamo vendere il PD ai 25 elettori laici (e ai 12 gay), cosa c'è di meglio di un bel cognome Radicale? Anche brocco va benissimo.

Del resto, cos'hanno fatto esattamente di così laico i Radicali negli ultimi vent'anni? A parte indire dei bellissimi referendum e perderli, cos'hanno ottenuto? È un'impressione soltanto mia che l'arroganza clericale in Italia si sia diffusa soprattutto a partire dal catastrofico referendum del 2005, che i Vescovi hanno vinto semplicemente invitando gli italiani a non votare? Contenti i Vescovi, contenti i Radicali che hanno rafforzato il loro marchio di Laici Duri e Puri, contenti tutti. Beh, no, non proprio tutti: qualcuno è dovuto andare a fecondarsi all'estero. Ma questo evidentemente non era prioritario per Capezzone e compagnia. E dagli torto. Ancora oggi, grazie a quella campagna (persa) riescono a strappare contratti piuttosto vantaggiosi, a destra come a sinistra. A prescindere da quanto siano bravi o no.

Ecco, più penso a loro e più trovo simpatico Scalfarotto. Non è detto che alla prova dei fatti sia meglio di loro; mentre alla prova dei fatti loro hanno dimostrato di essere la banda dei brocchi (perlomeno sul fronte laico – come liberisti invece sono bravini, salvo che a me il liberismo non piace). E comunque, se devo scegliere dei brocchi, privilegerei quelli del vivaio. Ma capisco che i dirigenti del PD abbiano altre priorità, e in fondo che ne so io di tattiche elettorali? Che ne so io di tattiche in generale? Da domani mi rimetto a difendere gli spermini, quelli forse li ho capiti.
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If the Sperm is Wasted

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Anche noi abbiamo i 12 punti!

Passato un incantevole fine settimana da mia suocera, approfittato di questo meraviglioso lunedì di inoltrata primavera per l'autolavaggio (il riscaldamento globale, davvero, non è quel mostro malvagio che dipingono taluni catastrofisti della domenica) eccomi pronto a ribattere il chiodo della mia polemica umile, ma universale, che nel fine settimana ha attirato anche l'attenzione del primo quotidiano on line in Italia.

Bando alle ciance, ecco i 12 punti che i sostenitori della lista "Risparmia lo sperma" si impegnano a difendere (un grazie a Pessimesempio per il nome)

Preso atto che ogni Spermatozoo è Vita, e che la Vita è sacra, e se sprechi la Vita, Dio non è contento, noi sostenitori di Risparmia lo sperma c'impegniamo a:
  1. Promuovere legislativamente il dovere di dare cristiana sepoltura a tutti gli spermatozoi sparsi sul territorio nazionale. Le spese sono a carico del pubblico erario.
  2. Vietare per decreto legge l’introduzione in Italia del preservativo in plastica o caucciù, e simili veleni che negli ultimi anni di lassismo laicista hanno portato a uno sterminio di innocenti che non ha precedenti nella Storia; e se li ha, chi se ne frega della Storia, noi viviamo nel presente.
  3. Stabilire per via di legge che ogni spermatozoo sfuggito al suo genitore naturale, in quanto Essere Umano, ha il diritto di essere accolto da un Ovulo, e che provvedere a questa accoglienza è un compito deontologico dei medici a prescindere da qualunque autorizzazione di terzi. Non sono previsti obiettori di coscienza, perché la coscienza ce l'hanno solo i medici cattolici e quelli saranno d'accordo con noi: tanto più che per ogni spermatozoo allevato li paghiamo. Cioè, li paga il pubblico erario.
  4. Emendare l’articolo 3 della Costituzione, comma 1. Dove è scritto “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge” aggiungere una virgola e la frase “dal l'emissione paterna fino alla morte naturale”. Questo, oltre a rendere la nostra Costituzione la più avanzata del mondo sul riconoscimento della Vita, tapperà per sempre la bocca a quelle donnacce che con la scusa della gestazione si credono padrone della Vita altrui fino al nono mese d'età - che, scherziamo? E' ora di stabilire per legge ciò che ogni buon italiano ha intuito da tempo: noi nasciamo dai coglioni. In Italia, perlomeno. All'estero chissà.
  5. Impegnare il governo della Repubblica - che non si capisce bene che altre priorità dovrebbe avere - a costruire un’alleanza capace di emendare la Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite all’articolo 3. Dove è scritto “ogni individuo ha diritto alla vita” aggiungere una virgola e la frase “dall'emissione paterna fino alla morte naturale”. Siamo convinti che al Palazzo di Vetro si annoino delle solite emergenze umanitarie, e che non aspettino altro che qualcuno abbastanza coraggioso per aprire il dibattito su queste cose. Che la crisi energetica e la Striscia di Gaza, lasciatecelo dire, hanno veramente rotto le palle a tutti.
  6. Difendere la legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita. Con gli spermatozoi non c'entra nulla, forse, ma mi dicono che dobbiamo coprirci a destra.
  7. Fondare in ogni regione italiana una Agenzia per le Fecondazioni il cui compito specifico sia quello di favorire l’adozione, con procedura riservata e urgente, di quegli spermatozoi di cui malgrado tutto il genitore si voglia disfare. Immaginatevi la scena: l'uomo entra nell'Agenzia piangendo: "basta, non ne posso più (di tutta questa vita dentro di me), ora faccio un gesto disperato..." crede di trovarsi di fronte a persone che lo giudicano e lo compatiscono, e invece no: giovani uomini e donne sorridenti lo prendono per mano e gli spiegano che va tutto bene, non c'è nulla di sbagliato a dare luce a una Vita, a patto che essa sia consegnata nell'apposito involucro refrigerato. Queste Agenzie Regionali per le Fecondazioni (AgRegPerLeFec), se ci pensate, creeranno centinaia di posti di lavoro in tutt'Italia, e questo è già un bene: avete una cugina ottusa? Un nipote al terzo anno fuoricorso in Scienze della Comunicazione che non sa ancora cosa fare dopo? Un cognato deluso dalle dinamiche del casting del Grande Fratello? Ecco, è la tipica persona adatta per lavorare in un'Agenzia per la Fecondazione. Tanto paga il Pubblico Erario.
  8. E siccome siamo utopisti, ma previdenti, c'impegniamo a sostenere i primi nove mesi di vita degli ovuli fecondati con... con altri soldi, soldi a pioggia, viva viva il Pubblico Erario.
  9. E dopo i nove mesi? L'idea sarebbe convincere le madri a tenerseli, vale a dire... c'impegniamo ad applicare la parte preventiva e di tutela della maternità della legge 194. Potenziare in termini di risorse disponibili e di formazione del personale pubblico, valorizzando il volontariato pro vita, la rete insufficiente dei consultori e dei Centri di aiuto alla vita in ogni regione e provincia italiana. E ancora qui, un sacco di lavoro per tutti gli imbecilli in grado di lucrare una raccomandazione, e un'ola al Pubblico Erario, se non ci fosse lui.
  10. Siamo consapevoli che non tutti gli spermini recano cromosomi di qualità, e che quindi l'Italia si popolerà di freak... volevo dire, di persone diversamente abili. Questo, se da una parte farà sembrare più belli noialtri, avrà un certo costo per la collettività... ma chi se ne frega? Quadruplicare i fondi per la ricerca sulle disabilità e istituire una Agenzia di tutela e integrazione del disabile in ogni regione italiana. E chi non è d'accordo è un nazista che odia i disabili. Noi, invece, li amiamo (e ne vogliamo sempre più).
  11. Sostenere con sovvenzioni pubbliche adeguate l’attività dell’associazione di promozione sociale denominata Movimento per la vita. Come si vede, non c'è limite alla nostra capacità di immaginare modi di spender soldi pubblici. E questo ci porta al punto 12.
  12. Le risorse per il nostro programma di sostegno alla vita in tutte le sue forme sono da fissare nella misura di mezzo punto calcolato sul prodotto interno lordo e verranno rese disponibili attraverso lo stanziamento di 7 miliardi di euro attualmente giacenti presso i conti correnti dormienti in via di smobilitazione e altri cespiti di entrata. Siccome non basteranno, bisognerà saccheggiare le case degli opinionisti laicisti, che negli anni scorsi hanno lucrato enormi compensi da rai e mediaset per parlar dei fatti loro e difendere i loro interessi. Meglio farlo adesso, perché poi da vecchi si convertono e diventano ancora più costosi.
Che ne dite? Sembra finto, vero?
Beh, non lo è poi così tanto.
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every s**** is sacred

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Ma non so neanch'io cos'è, questa stanchezza.
La stagione forse, boh.

Però questa campagna elettorale non mi prende. Saranno le facce. Oppure no. Sono i problemi. Non ci sono quei bei problemi di una volta.
Perché va bene, d'accordo, l'Euro a 1.50$. La benzina ai massimi. Il metro quadro a peso d'oro. La crisi della quarta settimana. La crisi della terza settimana. La crisi. La stangata del riscaldamento. I rifiuti. La camorra. La 'ndrangheta. La mafia, che è pure un po' depressa. Il mancato ricambio generazionale in tutte le professioni, dalla pubblica istruzione allo spettacolo (ma sul serio a Sanremo non riescono più a trovare un fonico decente?) La pubblica istruzione. Il bullismo. I prof psicopatici. Il derby bulli-prof psicopatici. La droga, sempre più cara, dannazione. La sanità. Gli zingari. I gay che non si possono sposare. I migranti che non si possono sposare (anche coi gay). La criminalità. Le case diroccate che attirano i ragazzini. Tutti questi vi potranno anche sembrare temi interessanti, per mezz'ora, ma dopo sai che noia? E' il solito trantran delle democrazie mediorientali. Insomma, ci vorrebbe qualcosa di completamente diverso. Qualcosa di forte. Un argomento in cui si potessero riconoscere tutti.

Io non dovrei lamentarmi, non mi manca niente: gente che viene a leggermi ne ho, eppure so che mi meriterei di più, se soltanto... se soltanto riuscissi a esprimere tutto quello che c'è dentro di me, tutta quell'energia, quella genialità... se solo penso a tutti quegli spermini, voi ci pensate mai? Io ci penso.
Sapete quanti spermini contiene un ometto come me? Beh, parecchi. E... volete sapere una cosa? Sono vivi. Li ho anche visti ingranditi su youtube, non mi posso sbagliare. Quelli scalciano, capite? Scalciare è una cosa che fanno gli organismi viventi. Scalciano, nuotano, lottano per uno scopo. Sono più vivi di parecchi di voialtri. Voi ce l'avete uno scopo chiaro per cui lottare? E una coda da scalciare, ce l'avete? Ecco, appunto.

Provate a guardarveli, la prossima volta che li sbattete via come monnezza. Se ammettete che sono vivi - e non vedo proprio come potrebbe essere altrimenti - dovete accettare anche che hanno il vostro stesso DNA. Insomma. Vivi e col vostro DNA. Finché...
Finché un bel mattino, o una sera, o un pomeriggio, non vanno a sbattere ai 100 all'ora contro un muro di plastica, l'invenzione più odiosa dell'umanità, o peggio finiscono a chiazzare i materassi, o la biancheria, o... gli orifizi sbagliati, o la terra non sconsacrata, come capitò a Onan, e a Dio non piacque, proprio no. Sta sulla Bibbia, nero su bianco.

Forse ci sono. Ecco cosa ci vuole per questa campagna elettorale. Un bel tema forte, un argomento ben presente a tutti, blogger compresi.
Altroché i rifiuti. Altroché l'affitto al metro quadro. Qua si difende la vita! In tutte le sue forme. E soprattutto le forme piccole e scalcianti che i laicisti esasperati fanno finta di non vedere.
La campagna contro lo spargimento. Che idea. Ma come mi vengono?
E dire che mi sembrava una di quelle giornate grigie - adesso però ci vuole il logo. Qualcosa di semplice, che possa unire tutti...


...bello schifo. C'è per caso un grafico bravo, qui?
Dai, che è una lotta per tutti.

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Shyness can stop you

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Il fattore timido

Io ho la sensazione che lo staff statistico di Repubblica stia un po' mescolando le carte per il gusto di darci qualche speranza - nobile intento, non v'è sensazione più dolce della primaverile speranza che ti fa aprire le timide foglioline ai primi tepori di febbraio, salvo che poi se aprile arriva la gelata si soffre anche più di quanto previsto.

Oggi per esempio il pur degnissimo Ilvo Diamanti scrive che il vantaggio di Berlusconi su Veltroni sarebbe più o meno lo stesso (6%) che staccava Prodi da Berlusconi stesso due anni fa: e si è visto poi nelle urne che questo distacco era solo teorico. Quindi insomma, chi lo sa, forse Veltroni ce la potrebbe fare...

...il problema è che il distacco di due anni fa era un effetto ottico, dovuto alla versione italiana di quello che gli inglesi chiamano shy tory factor, ossia la timidezza innata dell'elettore tory, che non osa ammettere il suo voto se interpellato dal sondaggista.

Questo fattore esiste anche in altre nazioni, e di solito influisce sulla rilevazione del voto a destra. Quello che accadde due anni fa è che alle urne andarono molti elettori di Berlusconi che i sondaggi erano stati incapaci di rilevare, perché il loro campione statistico si vergognava ad ammetterlo (e giustamente, aggiungo io). Quanti? più o meno quel 5% che mancava all'appello. Il problema è che questo shy factor di solito funziona solo a destra: applicarlo anche all'elettorato di Veltroni mi sembra una forzatura. Quindi al massimo è Berlusconi che potrebbe salire da +6% a +11%, e non l'avversario. Ci si aspetta poi che i sondaggisti italiani comincino a calcolarselo da soli, lo shy Berlusconian factor, visto che anche per questo motivo non azzeccano una previsione da 10 anni. Ma tanto i giornali li pagano ugualmente.

Dopo questa doccia fredda, per la quale so che mi sarete grati, ho una notizia buona. Oddio, buona: curiosa. Sul blog di un gruppo di cervelli italiani fuggiti in America ho trovato (via Psycho) una proiezione interessante. Come sarebbe composto il Senato se più o meno tutti gli italiani mantenessero lo stesso voto che hanno dato nel 2006? E' una proiezione che m'interessa parecchio, dal momento che resto convinto che in Italia il bacino degli indecisi sia in realtà poca cosa (nel senso che dopo infinite discussioni con sé stessi gli indecisi italiani vanno a votare e votano più o meno per lo stesso partito per cui avevano votato nelle elezioni precedenti - come faccio io, ad esempio).

Ebbene, se le cose andassero così (se tutti gli elettori di Forza Italia e AN nel 2006 votassero PdL; se quasi tutti gli elettori DS e Margherita votassero PD, ecc. ecc.) pare che al Senato Berlusconi non riuscirebbe ad avere la maggioranza, nonostante il suo schieramento abbia perso meno pezzi di quello di Veltroni - anzi, proprio per questo motivo. E' uno dei perversi risultati del porcellum, per cui la separazione tra PD e Sinistra consente a Veltroni di usufruire del premio di maggioranza nelle regioni cosiddette rosse, Emilia Romagna e Toscana, e a portare a casa un sacco di seggi in più proprio perché vale meno voti. Il discorso in realtà è un po' più complesso, ma nel blog in questione è spiegato veramente molto bene, per cui vi ci rimando. Questo cosa significa? Beh, per prima cosa conferma un dato ben noto allo stesso Calderoli: quella legge elettorale è una porcata.

E per seconda cosa, significa che Veltroni, se ha strappato con la Sinistra per questo motivo, è un vero genio del male, a cui andrebbe tutta la mia stima, e sarei pronto a rimangiarmi tranquillamente tutto quello che ho scritto di cattivo su di lui fin qui. Forse non vincerà le elezioni, ma se riesce a pareggiarle in questa situazione sarà stato davvero bravo.
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Soluzione allo 0,5%

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Gli insradicabili

A me i radicali non riescono molto simpatici, ma forse è un problema mio. Però una volta, da piccolo lessi una frase di Pannella che mi ha segnato profondamente, tanto che mi sembra di conoscerla a memoria.
Dice "bisogna essere fedeli alle proprie convinzioni, che però possono cambiare continuamente" (per favore, amabili lettori radicali, controllate se Pannella ha veramente detto una cosa del genere, perché in caso contrario la brevetto io).

Bisogna essere fedeli alle proprie convinzioni, che però possono cambiare continuamente: che dire, sacrosanto. Come la cosa che ha detto l'altro ieri De Mita (Pannella, De Mita, non si esce vivi dagli anni Ottanta). Questo principio, che ho sempre applicato fedelmente, mi rende molto difficile spiegare la mia posizione nei confronti dei radicali, perché non solo io cambio idea molto spesso, ma anche Marco Pannella lo fa. Un esempio.

A inizio ottobre, qualche giorno prima che avessero luogo le primarie del PD dalle quali era stato ingiustamente escluso, Marco Pannella scrive una mail circolare indirizzata ad amici, simpatizzanti e Malvino, nella quale si legge (per la verità un po' a fatica), l'ipotesi di una svolta a Centrodestra della compagine radicale:

premessa: da un mese prima del manifesto dei coraggiosi, rutelliano ho formalmente dichiarato in una mia conversazione domenicale con Massimo Bordin (e ripetuto da allora in quasi tutte le domeniche successive) che occorreva, urgeva ormai preparare un “dopo” questo Governo essendo chiaro che la situazione italiana, per potere formare nuove maggioranze, comunque dovesse dare priorità assoluta alle riforme econo0mico sociali, liberali e liberiste da una parte o, dall’altra priorità alla lotta civile contro potere, prepotere e aggressione vaticana, dall’altra.
Per mio conto, a chiarissime lettere, ossessivamente, ho ripetuto che nelle presenti condizioni do senza dubbio, anche se con molta difficoltà soggettiva e oggettiva alla prima di queste due ipotesi. Cioè pagare gli scotti filoclericali, per procedere alle radicali riforme strutturali liberali e liberiste.
Come prevedibilissimo, tanto quanto probabilmente anche per te sorprendente, non abbiamo riscontrato nessuna polemica, nessuno scandalo: ma solo un silenzio totale da ogni parte.
Non sto a spiegare il perché di questa scelta; ma ci siamo messi subito all’opera, a nostro solito, anche da secchioni, per cercare di tessere rapporti, collaborazioni, azioni comuni con quanti più possibile dell’area di centro- Destra.

Così in agosto, "fra uno sciopero della fame e l’altro sulla moratoria universale contro le condanne e le esecuzioni dei boia di stato", Pannella & co. hanno redatto "un’insieme di iniziative parlamentari, di indirizzo, di controllo politiche, legislativa con l’essenziale sul welfare e su una radicale riforma pensionistica" e l'hanno inviata a una serie di esponenti del centrodestra sensibili a questi temi, senza però destare particolari reazioni. Forse perché gli esponenti erano ancora in ferie. O forse perché la roba che scrive Pannella è sempre più difficile da leggere. Chi lo sa. Però avete capito la tempistica? A fine luglio Pannella voleva a tutti i costi candidarsi a segretario del PD - segretario del PD! In agosto stava già mandando delle proposte di riforma del welfare a degli "interlocutori" di centro-destra - e nel frattempo faceva molti digiuni contro i boia di Stato. Veramente, datemi un centesimo dell'energia di quell'uomo e ve le vinco io, le elezioni.

Ora, è inutile accusare Pannella di incoerenza: lui è sempre coerente con quel che pensa. Il problema è che ne pensa cento al giorno, bontà sua. Nel Senato appena discioltosi, Pannella non è entrato soltanto per un cavillo burocratico. Se gli avessero riconosciuto quel che era suo, sarebbe stato l'Ago della Bilancia della coalizione. Uno dei tanti, certo. E nell'agosto scorso, i suoi affettuosi approcci al centro-destra sarebbero stati sufficienti a far cadere Prodi. Invece Prodi è caduto su Mastella. Cattivo Mastella, cattivo! Intrallazzone, calcolatore, traditore! Invece Pannella è immacolato. E coerentissimo con le sue idee.

Del resto quel che scrisse ad agosto è già dimenticato, ora i suoi uomini entreranno nel PD, in cambio di nove poltrone in parlamento, il 10% dei finanziamenti elettorali e probabilmente un ministero. La Bonino per la verità aveva rilanciato 15 poltrone e 5 milioni di €, ma direi che le può andare bene anche così, visto che l'alternativa era la solitudine, magari l'abbraccio mortale col vampiro Boselli, 0 scranni e 0 € in tasca. Vabbè, ma chi si cura del vil denaro.

Ecco, a dire il vero io un po' me ne curo.
Il 10% dei finanziamenti ai radicali è clamoroso, considerato che il partito è stimato intorno all'1% da solo, e allo 0,5% se apparentato. Del resto, se ho ben capito, i seggi promessi sono un forfait: che il Pd stravinca o straperda, i radicali tra MonteCitorio e PalaMadama saranno sempre e comunque 9. Per assurdo, se gli italiani volgessero bruscamente le spalle al PD ed eleggessero soltanto 9 parlamentari PD, secondo gli accordi dovrebbero essere tutti radicali. Ok, questa è un'esagerazione, però pensateci bene. Le elezioni sono tra due mesi, nessuno può ancora dire se sarà eletto o no - tranne questi 9 signori che hanno già vinto una prenotazione.
Stiamo parlando di un partito che alle elezioni di due anni fa prese il 2,6 apparentato coi socialisti, da cui nel frattempo si sono liberati, perdendo nel frattempo anche il segretario Capezzone e (per anzianità sopraggiunta) il leader carismatico. Sul serio, se valgono l'1% valgono tanto (oltre il sollievo di non sentire più i fighetti lamentarsi che "basta, stavolta voto radicale", il che ammetto, non ha prezzo).

A questo 1% però bisogna sottrarre la percentuale non infima di elettori che magari prima avrebbe votato il PD e adesso non più, dal momento che non si può indicare la preferenza. Tranquilli, tra questi non ci sono io, che ormai voterei anche Gengis Khan se si apparentasse - e poi così do una soddisfazione a Yoshi. Però qualche cattolico con la fobia dei radicali, con gli scrupoli per l'aborto o per il futuro PACS di sicuro c'è. Può starvi sulle palle, ma c'è: o meglio, c'era, nella base del PD. Una formazione politica che farà il possibile per andar d'accordo coi vescovi e coi sindacati: ecco, in Italia c'era un solo piccolo partito in grado di far arrabbiare sia i vescovi sia i sindacati: ricordate quale?

Insomma, alla fine dei conti la Bonino & co. porteranno al PD più o meno gli stessi voti che il PD perderà aprendo i cancelli per loro; in compenso succhieranno il 10% delle risorse, 9 poltrone, almeno un ministero, un bel po' di visibilità e... saranno almeno alleati affidabili?

Stiamo parlando di quelli a cui in agosto Pannella parlò di possibili convergenze con il Centro-destra, e non batterono ciglio.
Stiamo parlando di un partito il cui penultimo segretario, Daniele Capezzone, adesso si candida per il Popolo della Libertà.
Insomma stiamo parlando di persone brillanti, non si discute, e preparate, perché no, sicuramente in grado di tutelare i loro interessi, ma forse non così affidabili. Non solo, ma con loro nello stesso partito della Binetti (e nella stessa coalizione di Di Pietro) si prospettano conflittualità e tensioni che poi magari non ci saranno (e me lo auguro), ma che sono la fotocopia di quelle che affossarono la coalizione di Prodi. Si tratta di casi di trasformismo bello e buono (De Gregorio, Capezzone, la sopracitata iniziativa di Pannella) un po' più grave del diffuso mal di pancia della "sinistra radicale".

L'Unione di Prodi viene accusata dai suoi detrattori di avere imbarcato gli elementi più eterogenei pur di sconfiggere numericamente Berlusconi; ed è vero. Ma l'alternativa di Veltroni in cosa consiste? Nell'imbarcare soltanto gli elementi elettoralmente più deboli, riottosi e meno affidabili? Avevamo pensato che Veltroni preferisse perdere da solo che vincere con troppi. Non è vero: anche se perderà, si troverà in casa un sacco di gente che pretende visibilità e percentuale. Dove sta esattamente la convenienza?

Vien da pensare male, ovvero: forse il problema non era tanto correre da soli, quanto correre al centro. Qualsiasi accozzaglia bene o male assortita va bene, purché si allontani dalle istanze della sinistra. Come sempre sarò felicissimo di sbagliarmi.
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Walter è OK, noi siamo OK, Alleluja!

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Ex voti?

Oggi ho scoperto che le verità dipendono anche da chi le afferma. L'ho scoperto leggendo la seguente affermazione di un politico italiano:
"Il trasferimento in Italia di un modello statunitense si fonda più sull'indicazione del nuovo come speranza che sulla politica come soluzione dei problemi"
Beh, che dire - sacrosanto. Il problema è che il politico in questione è Ciriaco De Mita, che in 45 anni di onorato servizio in Parlamento tutti questi problemi non è che li abbia proprio risolti, eh.

La lettura dell'episodio in chiave "nuove speranze vs vecchie cariatidi" potete farvela su qualche altro blog, o al limite da soli. Io ne propongo un'altra, giusto per variare un po': la deriva protestante del PD.

Cosa significa protestante? Banalmente, significa che al concetto cattolico di "perdono dei peccati", che rende gli italiani quei lagnosi peccatori sempre pronti a pentirsi, sostituisce il concetto protestante di "grazia". Per Lutero l'uomo non si salva in virtù delle opere buone che può commettere (e che comunque sono una goccia nell'oceano della malvagità universale), ma solo perché Dio gli dona la Fede. Se hai la Fede, sei salvo. Incollo da un vecchio pezzo mio:
Quando andai in Scozia, mi capitò di andare a un paio di liturgie della locale chiesa protestante. Solo un paio di volte, per cui sarò costretto a generalizzare.
In quella situazione caso quel che mi ha stupito di più sono le parole degli Inni. In quella chiesa non facevano che cantare: Dio è grande, Dio è con me, ho trovato la via, wow. Una cosa entusiasmante, sul serio. E il sermone del pastore era sullo stesso tono.
Ora, non so se avete presente le canzoni che si cantano in una qualunque chiesa cattolica la domenica, ma vi garantisco che all'80% sono variazioni sul tema: Dio mio, che razza di povero piccolo peccatore che sono. Quando poi il prete attacca l'omelia, non fa che ribadire il concetto: ragazzi, quanti stupidi peccati avete fatto questa settimana? Perché non date più retta a quel che dice Gesù, eh, non avete sentito il Vangelo?
Una liturgia piuttosto demoralizzante, specie se ripetuta per tutte le domeniche di una vita. Ma i cattolici sono fatti così: hanno bisogno di sentirsi nel Peccato, è parte della loro quotidianità. Quello che li spinge a migliorarsi, e nei casi peggiori a tormentarsi, è l'idea di doversi liberare dal Peccato.
Come i cattolici vivono nel Peccato, i Protestanti vivono nella Grazia. Loro, se vanno in chiesa la domenica, è per sentirsi parlare della Grazia. Quanto al Peccato, non è più così difficile da individuare. È Peccato tutto quello a cui hanno rinunciato da quando vivono nella Grazia. Può essere il sesso, la droga, l'alcol, o qualsiasi altro impedimento che è stato superato, è stato vinto.
La mia ipotesi è che il PD - anche a causa dell'americanofilìa del suo segretario - stia scivolando in una deriva protestante, oltremodo favorita dalla marcia trionfale di Barack Obama, il personaggio più messianico in circolazione (via Gilioli). Tutto ciò che dice Veltroni mi sembra che suoni semplicemente: "Io sono ok, voi siete ok, se abbiamo fede ce la possiamo fare!"

Sì, ma perché "deriva"? Che problema c'è ad essere protestanti? Beh, se dovete farvi eleggere in una nazione di cultura cattolica, qualche problema c'è. Per questo lo scetticismo di De Mita nei confronti del nuovo corso non è liquidabile tanto alla leggera. De M. rappresenta un tipo di elettore insofferente alle promesse a lungo termine, più incline al do ut des immediato, verificabile entro i confini della propria circoscrizione elettorale: il fedele cattolico che a Dio non si permette di chiedere niente, ma è continuamente affaccendato a mercanteggiare davanti all'altare del Santo del Paese: se mi fai questo favore t'accendo la candela, se mi fai questa grazia ti faccio un regalino... Molto prima di andare al voto, l'Italia era la terra degli ex voto. Una riforma nel senso protestante del termine potrebbe essere un po' prematura.

Non che non ci abbiano già provato. Forse che Berlusconi non si presentava già come Uomo della Provvidenza? Forse che non ostentava i segni del suo successo, da bravo calvinista? Sì, giusto. Però Berlusconi temperava questo americanismo alla Mike Bongiorno con sane dosi di pragmatismo cattolico. Per esempio, l'enfasi sulle opere. Sapete che i cattolici, a differenza dei protestanti, credono nell'importanza delle Opere. Pur essendo gocce nel famoso oceano di malvagità, esse sono l'unica espressione della nostra fede. Questo punto di vista è bene illustrato dalla breve Lettera di San Giacomo (2,14-18):

A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: "Andate in pace, scaldatevi e saziatevi", ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve? Così è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta. Anzi uno piuttosto dirà: "Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede".

Berlusconi ha capito abbastanza presto che gli italiani, più che alla Fede, guardano alle Opere, o meglio: a chi gli chiede di avere Fede, rispondono "mostraci le Opere". Così l'enfasi sul Nuovo Miracolo Italiano si è sempre accompagnata a proposte concretissime: "un milione di posti di lavoro!" "Abolirò l'ICI!", ecc.. Che poi queste promesse non fossero sempre esaudibili, ha un'importanza relativa: diciamo che gli italiani non si lasciano convincere dalle visioni a lungo termine, ma amano essere coglionati con proposte il più possibile concrete. Spero che al PD ne tengano conto, mentre rifiniscono il programma.
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Sient'a me: nun ce sta nient'a fa'

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La tenuta dei cespugli

Io non credo ai sondaggi e non credo a Crespi, ma siccome non so da cosa partire farò finta di credere a un sondaggio di Crespi.
Dove peraltro mancano Ferrara e Mastella (e viene assegnato ai socialisti un incredibile 1,8, quando tutti sanno che Boselli viaggia sottozero).
Malgrado tutto ciò, il sondaggio qualche cosa la dice. Non mi riferisco tanto al fatto che Veltroni+Bertinotti+Radicali batterebbero Berlusconi, anche perché è un semplice effetto ottico: se Veltroni e Bertinotti andassero alle elezioni insieme attirerebbero meno voti, e comunque in quel caso Berlusconi, Destra di Storace e i vari Casini e Tabaccini si ricompatterebbero immediatamente. In questo senso, davvero, la picconata di Veltroni al centrosinistra ha prodotto crepe in tutto il sistema. Tutto molto bello, anche se queste nuove sigle danno un po' l'impressione di una famiglia di cinquantenni che decide di ristrutturare l'appartemento: non potendo più cambiare moglie, marito o suocera, almeno si spostano i mobili. Le facce sono più o meno le stesse, benché ripartite in ambienti diversi. Ma la metafora regge fin qui, perché mentre la tendenza in architettura da vent'anni è quella di unificare gli spazi, sventrando i muri divisori, nel condominio politico italiano è tutto un alzare di muretti, alcuni abbastanza patetici: due bagni su un piano hanno anche un senso, ma cosa ce ne facciamo esattamente di due partitini di centrodestra cattolici (ai quali va aggiunto il partitino degli atei devoti, concepito probabilmente durante un errore nel dosaggio dei farmaci)?

La cosa paradossale è che questa frammentazione arriva dopo aver insistito, per anni, sulla grande voglia di bipolarismo degli italiani. Montando sul predellino Berlusconi è arrivato alle stesse conclusioni dei dirigenti del PD: non solo gli italiani erano pazzi per il bipolarismo, ma non vedevano l'ora di passare a roba anche più forte, il bipartitismo all'americana. Era necessario dunque umiliare i cespugli (Casini, Diliberto) oppure mangiarseli (Fini, Di Pietro). Quest'analisi, secondo me, è fragile perché fondata su un postulato che nessuno si è preso la briga di dimostrare. Il postulato, sul quale poggiano le traballanti fondamenta della terza repubblica, si può formulare coi versi di un grande interprete dello spirito italiano, Alberto Sordi, quando dice: “Mazza che forti 'sti americani aho!”. Poi però, come tutti ricordano, si mangia gli spaghetti.

In altre parole: i giornalisti possono sdilinquirsi finché vogliono paragonando la corsa elettorale americana con la nostrana. In realtà i paragoni non reggono, e in particolare quello tra Obama e Veltroni non rende nemmeno onore a quest'ultimo, che è assai meno messianico e un po' più concreto. La vera differenza sta altrove: negli USA la campagna elettorale dura un anno, nel quale i candidati spendono cifre astronomiche per attirare un elettorato che è per buona parte incerto, e che fino all'ultimo giorno non sa nemmeno se andrà a votare o no. Questo enorme ventre molle in Italia non esiste. Esistono gli incerti, ma non sono tanti come in America, non si lasciano entusiasmare da campagne al 90% “emozionali” come quelle americane (e comunque in due mesi non ci sarebbe il tempo per inventarsele), e infine, anche quando decidono di votare, non si polarizzano automaticamente sui due partiti principali, come avviene negli USA. In Italia c'è una specie di granulosità del sistema partitico, che ha ragioni storiche e geografiche (la terra dei localismi, dei campanili, i guelfi, i ghibellini, ecc. ecc.). Se aggiungi che il sistema elettorale non prevede grossi sbarramenti, il risultato è più o meno quello del sondaggio di Crespi: un incredibile casino. Perché se nemmeno Berlusconi riuscirà ad avere una maggioranza al Senato, cosa succederà? Le larghe intese? Difficile: più probabilmente un accordo post-elettorale a destra con Storace, o al centro con Casini: e se vi sembra improbabile che Berlusconi e Casini facciano la pace dopo le scintille di questi giorni, ripassatevi le scenate isteriche di Fini due mesi fa, quando aveva chiuso per sempre con B.

Non solo, ma la stessa cosa potrebbe succedere a sinistra: dopo due mesi all'insegna dell'“andiamo soli”, PD e Arcobaleno potrebbero il 15 aprile fare due conti e concludere “governiamo insieme!”. È improbabile, ma non impossibile. Insomma, la gran novità di queste elezioni è che le coalizioni si faranno dopo il voto, e non prima. Così ogni candidato potrà fare una campagna più forte, e raschiare più voti dal bacino (comunque esiguo) degli incerti. Da questo punto di vista il programma di Veltroni è veramente entusiasmante: come fai a non votarlo? Basta fingere di non sapere che il PD non avrà mai abbastanza voti per realizzarlo da solo, e che al massimo dovrà annacquarlo con quelli degli altri partiti che si alleeranno con lui. L'enorme accrocco del programma dell'Unione di due anni fa era più onesto, ma assai meno convincente. In fondo un po' di voglia d'America, di grandi speranze, di volti sorridenti che scrutano l'orizzonte, c'è.

Ma c'è anche l'italianissimo forchettone. Non si spiegherebbe altrimenti la proliferazione degli ultimi mesi. Non basta mettere insieme Fini e Berlusconi per catturare l'elettorato di Forza Italia e AN: c'è una percentuale non irrisoria che non si rassegna al bipartitismo, e voterà a destra lo stesso, con o senza Fini (e qui si potrebbe aprire una brevissima discussione sull'inutilità del personaggio Fini). Allo stesso modo c'è una quantità di italiani che non vuole votare Berlusconi, ma il centro: lo sa Tabacci, lo sa Casini, lo sa Mastella. Forse un giorno gli italiani si stancheranno di infrattarsi nei cespugli elettorali, che garantiscono una maggiore identificazione regionale o clientelare, ma quel giorno non sarà domani. Almeno un italiano su cinque continuerà a votare per loro, rendendoli indispensabili a qualsiasi coalizione di governo. Il risultato insomma sarà un ritorno alla cosiddetta Prima Repubblica: il bi-, tri- o quadripartito si costruirà dopo le elezioni. È una prospettiva poco esaltante ma è persino preferibile all'unica concreta alternativa: Berlusconi che vince tutto da solo, tagliando alle ali Casini e Storace. Allora sì che saremmo veramente passati all'America: soltanto un'America populista, senza potenza militare e petrolio da buttare via. Più o meno la Colombia, insomma.
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il coraggio di una faccia

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Una faccia senza confini.
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tutte le aziende al popolo, tutto il popolo all'azienda

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Cara Sinistra italiana,
io e te non siamo sempre andati d'accordo, ma francamente non riesco a sopportare l'ingratitudine e la faccia tosta con la quale il PD ti ha messo alla porta. Dopo tanti sacrifici. Ora però bisogna reagire. So che in realtà molti dei tuoi elettori stanno già festeggiando la sconfitta, masochisti come sono. Ecco, lasciali perdere quelli. E scordati di candidare Bertinotti! Il vecchietto è molto popolare solo tra una parte dei tuoi, e rischia di mandare gli altri in braccio a Veltroni. Vendola sarebbe già cento volte meglio, ma io credo di averne trovato uno anche migliore. Sì, dico proprio lui.


Il Presidente Operaio.

Pensaci bene. Questo è il momento giusto. Sa di dover vincere, sa di avere tutte le carte giuste in mano, eppure è inquieto. Sa che l'avversario bluffa, ma darebbe qualsiasi cosa per fermare quel tremore alle mani. Si è mangiato l'inutile Fini, ma alla fine rischia di averlo solo trasferito i voti postfascisti su Storace. Ha umiliato Casini, ma nel frattempo gli ex casinidi sono fuoriusciti pure loro. Pure la Lega, da anni appollaiata sulla sua spalla, ora è sul chi vive: sembra che aspetti un momento di distrazione per cavargli un occhio... insomma, proprio nel momento in cui sa di dover vincere, è più forte la paura di non farcela. E proprio in quel momento arrivate voi: Toc toc, chi è? La Sinistra Arcobaleno! Oh, l'arcobaleno, finalmente un segno di speranza.

Dite che non vi riceverà? E perché? Ah, già, perché siete comunisti, o almeno post. E quindi vi metterà alla porta, come fece con Giuliano Ferrara, Ferdinando Adornato, Sandro Bondi, Vladimir Putin, devo continuare? Suvvia. Se c'è uno che ha dato e dà retta ai postcomunisti, questi è lui. Da questo punto di vista ha persino precorso i tempi. Garantisco che vi ascolterà con più attenzione e meno preconcetti di Veltroni. Lui ha ampie vedute, la volta scorsa mise Forza Nuova e De Michelis nello stesso calderone, perché non dovrebbe fare un pensierino pure a voi, che portate molti ma molti più voti? I voti non puzzano.

Cosa gli offrirete?
Nulla che non abbia già proposto lui: un Partito del Popolo. Ma del Popolo veramente, nel senso che aveva la parola nella Cina di Mao: via le vecchie consorterie, solo lui, la piazza e un microfono. È tempo di svelarvi il Terzo Segreto di Pulcinella: se c'è qualcosa che ha sempre invidiato alle sinistre, sono quelle belle piazze piene di gente che viene da tutt'Italia mettendo i soldi del viaggio di tasca sua. Con tutta la sua organizzazione e il suo capitale, delle chiassate tanto bene organizzate non è ancora riuscito a combinarle. Bene, questa è appunto la vostra specialità. Senza di voi lui sarà sempre un Peronista fallito. Ma con voi...

Cosa chiederete in cambio?
Siate realisti: chiedete l'impossibile. Ormai sono finiti i tempi grami in cui eravate fidanzati con quel tirchio di Prodi. Ora uscite col Golden Boy, dovete solo chiedere. Se lo conoscete appena un po', sapete con che gioia soddisfa i desideri di chi lo ama. Per cui: pensioni più eque? Certo. Riaggiustare lo scalone? Anzi, aboliamolo. Io mi spingerei più in là: tutti i precari assunti a tempo indeterminato entro il 2009. Si può fare! Vi ricordate il milione di posti di lavoro? È poco, buttiamone sul tavolo almeno un paio, e naturalmente meno tasse per tutti! E i rifiuti, in Germania col Pendolino! E la scala mobile? Si potrebbe riavviare. Parlategliene.

Non abbiate paura. Non è quel liberista che sembra – fosse per lui, non avrebbe liberizzato nemmeno una cabina telefonica. In fondo è un monopolista nato, uno che se fosse nato qualche migliaio di km più a est sarebbe diventato un meraviglioso funzionario del partito comunista jugoslavo o ungherese. È una vita che le sue aziende sguazzano in un mercato privo di concorrenza sfornando prodotti scadenti: pensate solo alla roba che trasmette Canale5. Non è francamente squallida? Canale5 è la cosa più simile alla Trabant che sia mai stata prodotta in Italia. Un imprenditore tanto insofferente della concorrenza quanto poco interessato alla qualità dei suoi prodotti non può essere un vero liberista.

Viceversa, se c'è qualcuno che potrebbe cominciare un processo di ri-nazionalizzazione, quegli è lui. Dovete soltanto fargli capire che, una volta diventato Presidente del Popolo, le espressioni “Stato” e “Mia azienda” diventeranno sinonimi. E da quell'orecchio ci sente, credetemi. A quel punto, proponetegli di nazionalizzare la luce, il gas, l'acqua. Vedrete che non resterà insensibile.
E se ci tenete ancora alla lotta anti-globalizzazione, senz'altro Berlusconi vi lascerà degli spazi che Veltroni non si potrebbe immaginare - tanto più che avrete alleati importanti. Lo avete mai sentito Tremonti, quando parla della Cina o del WTO? Più o meno è sulle stesse posizioni di Caruso, ma non semina piantine a Montecitorio, lui.

Più ci ripenso, e più mi sembra fattibile. L'avete letto Scalfari, domenica? Il patto tra operai e borghesia? Ebbene, se l'Italia dev'essere salvata da un patto così, perché devono essere proprio Veltroni e Montezemolo a farlo? Perché non possono essere Giordano e Berlusconi? Giordano conosce senz'altro meglio gli operai, e Berlusconi i borghesi.

Questo è l'unico vero cambiamento. Superare le divisioni, gli inutili rancori, i processi in prescrizione. Una grande riconciliazione nazionale tra due forze importanti del nostro Paese che hanno capito che il futuro dell'Italia è cosa troppo seria per lasciarla ai veltroncini. E allora, coraggio, ancora un piccolo sforzo. La seconda repubblica sta finendo. O era la terza. Chi se ne frega. Dalle sue ceneri deve nasce qualcosa di veramente nuovo. Vieni avanti, Teopop.
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the Lone Walter

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- In difesa del fratello brontolone.

Io non vorrei diventare quello che parla male di Veltroni ad ogni costo; tuttavia credo che la sua decisione di mandare il PD da solo allo sbaraglio sia sbagliata. Onestamente spero che si tratti di un bluff, e che le prossime ore portino a un accordo di qualche tipo con la sinistra-arcobaleno. Purtroppo non riesco a condividere gli entusiasmi di molti per la svolta solitaria del PD; il coraggio dei suoi dirigenti lo apprezzerei di più se la posta in gioco non fossero altri cinque anni della vita mia e della mia famiglia. Detto questo, quando Veltroni tirerà fuori dal cappello l'arma segreta e roderà a Berlusconi i 10-15 punti che gli servono, io sarò il primo a rallegrarmi di essermi sbagliato. Sono anche disposto ad atti di umiliazione rituale (tagliarmi la barba, baciare il Cragno, guardare Amici di Maria De Filippi). E tuttavia, anche in caso di vittoria finale, continuerò a non capire per quali motivi il PD e la Sinistra non avrebbero potuto andare alle elezioni insieme. Non sto parlando di un'ammucchiata tra 10 partiti con priorità diverse: sto parlando di un'alleanza programmatica tra due forze che hanno già collaborato. Non se lo merita, la Sinistra? Non ha davvero fatto nulla di buono in questi due anni?

Il libro che va per la maggiore tra i delegati Pd, il Vangelo, parla di due figli che un padre manda a lavorare una vigna (Mt 21,28). Il primo dice: “Vado”, e non ci va; il secondo nicchia, si lagna, ma alla fine ci va. Domanda: chi dei due ha veramente compiuto la volontà del padre? Ok, era facile. Un'altra domanda, allora: chi dei due assomiglia di più alla sinistra verde-rifondarola?

Che la sinistra abbia brontolato parecchio, in questi due anni, è un fatto. Invece di ringraziare ogni giorno Dio o il caso per aver concesso la maggioranza a Prodi, i compagni non hanno mai smesso di lamentarsi. Si lagnavano per le pensioni (e alla fine il governo le ha calate), si lagnavano perché restavamo in Afganistan (e ci siamo rimasti). Si lagnavano per la base NATO di Vicenza (il governo ha confermato l'allargamento della base), per il TAV (nessun passo indietro). Per il crollo dei salari dei dipendenti (che crollo era e crollo è rimasto, mentre i manager facevano affari). Per le morti sul lavoro (siamo saldamente i primi in Europa). Per la legge sul conflitto d'interessi (una sciocchezza che non interessa nessuno...) E per tanti altri motivi, troppi motivi, con un solo dettaglio comune: erano motivi seri. Un'enorme guarnigione militare straniera in una città italiana è un problema serio: si può discutere se conti più la realpolitik o la qualità della vita degli abitanti, e sarà una discussione seria. Una guerra in Afganistan non è una sciocchezza. La TAV non è una sciocchezza, la sicurezza sul luogo del lavoro non lo è. Erano argomenti forti, dei quali era giusto discutere, e se il governo fosse caduto durante dibattiti del genere, sarebbe caduto in piedi. Invece è caduto per una melina elettorale, o per le grane giudiziarie della signora Mastella. È franato al centro, questo governo, ricordiamolo sempre. Non è stato il figlio brontolone a buttarlo giù. È stato il figlio modello, quello che dice sempre di sì, pieno di buon senso, latitante nel momento del bisogno.

La polemica contro i compagni brontoloni, prigionieri dei loro ideali, incapaci di venire a patti con la realtà, è un vecchio cavallo di battaglia di questo sito. Una volta (non ricordo dove) l'ho anche scritto: io sono un orfano del 1998, non mi sono più ripreso dallo spettacolo di Bertinotti che affonda il Prodi Uno a causa delle... 35 ore. L'altra pietra di scandalo fu la campagna elettorale del 2001, ai tempi in cui faceva molto fine scrivere al Manifesto forbite letterine in cui si dettagliavano i motivi della propria astensione. Continuo a pensare che l'astensionista di sinistra sia stato uno dei principali responsabili dello sfacelo di questi anni. Il fatto è che credo lo abbia capito anche lui. Mi sembra di poter dire che abbiamo fatto la pace. Lui brontola ancora molto, ma quando c'è da andare nella vigna a salvare la maggioranza, lo fa. Lo ha sempre fatto. Se volessimo per una volta giudicare le persone per le loro azioni, e non per le lagne, ci accorgeremmo che negli ultimi due anni la classe dirigente della sinistra ha dato prova di una compattezza e di un'abnegazione che altrove non si sono viste. E stiamo parlando di partiti che sono radicati tra i pensionati e i dipendenti, che spesso hanno dovuto turarsi il naso e mantenere la fiducia a un governo che continuava a rosicchiare risorse alle loro categorie di riferimento: il minimo che ci si poteva aspettare era che si lagnassero un po': che altro avrebbero dovuto fare? Sorridere ai loro elettori, mentre tradivano il loro mandato elettorale?

Negli ultimi mesi avevano anche cominciato a federarsi: certo, il processo è stato molto più lento di quello del PD, ma era in corso. Veltroni sostiene che è impossibile governare con 14 partiti: ha ragione, ma ormai nessuno gli chiede questo. Un patto PD+Arcobaleno sarebbe già una notevole semplificazione: dopotutto neanche il bipartitismo americano è stato costruito in un giorno.

Invece al PD hanno deciso che corrono da soli (o al limite con Di Pietro, persona non proprio di sinistra ma perbene, che tende tuttavia a imbarcare con sé i peggiori trasformisti. Ce lo siamo scordati De Gregorio?). Salvo ripensamenti, la Sinistra è fuori. Si è mantenuta disciplinata e compatta per due anni, votando quasi sempre contro i suoi immediati interessi: e non è servito a nulla. Non è servito a niente perdere la faccia con la base elettorale pacifista, votando il rifinanziamento alla missione in Afganistan. Non è servito acconsentire all'innalzamento dell'età pensionabile. In sostanza, l'ex fratello brontolone ha scoperto che in politica i sacrifici e la maturità non pagano. (A sinistra; dall'altra parte c'è Berlusconi che, quando vince, porta un bel cesto di doni per tutti, senza scordarsi di nessuno: qualche sgravio fiscale per i monelli leghisti, un bel condono per gli autonomisti siciliani, e a Gianfranco cosa gli do, mah... un'altra fiction sull'Agro Pontino?) Si gettano qui le basi per la prossima generazione di estremisti duri e puri, che chiederanno l'impossibile ben sapendo di non avere nessuna possibilità di ottenere nulla. Tantovale fare gli eroi, no? Almeno si fa colpo sulle ragazze.

Può darsi che Veltroni ritenga di poter vincere meglio senza il peso di questi lagnosi alleati, che tuttavia rappresentano un pezzo di Paese non piccolo: quello che più ha pagato e pagherà la congiuntura economica. Oppure – e in molti lo hanno suggerito – il PD va da solo non per vincere contro Berlusconi, ma per succhiare voti agli ex alleati, col classico ricatto “o voti per me o ti tieni Berlusconi”. È un ricatto a cui probabilmente cederò anch'io. Col risultato di trovarmi, alla fine, non solo Berlusconi al governo, ma Veltroni leader incontrastato di un'opposizione molto sbilanciata al centro. E questo sarebbe il disastro finale, non tanto per me, ma per la classe sociale di cui faccio parte, e che il PD può rappresentare solo fino a un certo punto.

Può darsi che comunque alla fine lo voti, questo Veltroni cavaliere solitario. Non ne sono ancora sicuro. Sono invece certo di una cosa: nei prossimi due mesi mi lagnerò parecchio. Perdonatemi. Sembra proprio che alla fine io sia più di sinistra di quanto non pensassi.
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un Ottimista ben informato

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Unicorni

Vivere in un regime di Campagna Elettorale Permanente non è tanto bello, lo sappiamo. Litigi continui in tv, il Parlamento sempre in bilico... è una vitaccia.
Ma ha i suoi lati positivi: per esempio, ci dà la possibilità di misurare la serietà dei candidati quando si confrontano con i problemi di attualità.

Prendiamo l'emergenza dell'ultima settimana, la crisi dei rifiuti. In un altro Paese i riflettori sarebbero soltanto sul Governo e sulle amministrazioni locali, che dovrebbero difendersi dalle accuse, giustificarsi, recriminare, ecc.. Tutto abbastanza scontato, e anche inutile, visto che Prodi ormai parla con la valigia in mano.

Invece, grazie alla Campagna Elettorale Permanente, abbiamo avuto la possibilità di sapere nel giro di poche ore cosa ne pensano i due candidati, Berlusconi e Veltroni, e cosa intendono fare non appena li eleggeremo (molto presto!) Ognuno ha potuto leggere le loro interviste e guardarli parlare dalle principali tribune tv, ognuno ha potuto confrontare le diverse soluzioni proposte dai due a questo enorme problema che ci angoscia tutti quanti.

E' confortante sapere che, quando esplode un'emergenza vera, sentita dalla gente, i due candidati se ne accorgono subito, smettendo di cincischiare di leggi elettorali ed altri tecnicismi interessanti per pochi. E' una cosa che dà speranza, e restituisce anche un senso di serietà alla competizione elettorale: ora che so cosa vuole seriamente fare Veltroni sui rifiuti, lo posso confrontare con quello che concretamente ha intenzione di fare Berlusconi sui rifiuti. Tutto molto semplice e molto chiaro.

Io non so voi, ma i due paginoni della Repubblica e del Corriere con le mega-interviste a Veltroni e Berlusconi sull'emergenza rifiuti le ho appese al muro della mia stanza, e le sto studiando intensamente da un par di giorni, perché voglio capire davvero chi dei due ha veramente preso le misure al problema. A sinistra ho messo Veltroni, a destra c'è Berlusconi, e in mezzo c'è un poster che ho ricavato da uno scatto su flickr, che mostra un rarissimo esemplare di unicorno albino mentre punta una zebra con evidenti intenzioni sodomite. Lo so, ho dei gusti un po' così.

Come dite? Gli unicorni non esistono?
Ma dai, impossibile, c'ho la foto.
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